SAMA SRL
Prendiamo oggi spunto da due documenti del Suva – l’ Istituto Svizzero per l’Assicurazione e la Prevenzione degli Infortuni – che hanno posto la loro attenzione sulla protezione della pelle da esposizioni lavorative ad agenti chimici, ove si illustrano le patologie cutanee, le opportune misure organizzative e individuali da attivare per ridurre il rischio e i relativi sistemi di protezione.
Si rilevi che tra tutte le malattie professionali riconosciute vi sono in gran numero quelle della pelle, che non si devono assolutamente sottovalutare, in quanto potrebbero cambiare drasticamente la qualità di vita dei Soggetti colpiti, costringendoli, nei casi più estremi, anche ad un cambio dell’ attività lavorativa.
I documenti specificano che le malattie cutanee di origine professionale “sono dovute principalmente all’esposizione a sostanze chimiche” e le categorie professionali più colpite “appartengono al settore dell’edilizia e delle imprese affini, all’industria metallurgica e chimica”. Si deve tenere conto che questa tipologia di malattia professionale è stata riscontrata anche in Chi opera in ambienti con alto tasso di umidità, ad esempio “gli addetti alle pulizie e i parrucchieri“.
È dunque importante aumentare l’attenzione verso i problemi della pelle ed informare i Lavoratori sui rischi e sulle misure di prevenzione possibili.
Il documento “La protezione della pelle sul lavoro”, si sofferma sui seguenti argomenti: l’anatomia, le patologie cutanee, le sostanze pericolose, i rischi e le misure di prevenzione/protezione.
Non riuscendo ad entrare nel particolare di tutti gli argomenti, riportiamo degli estratti del documento, partendo dalle patologie cutanee, delle quali si segnala che:
- le dermatiti irritative “sono tra le malattie professionali della pelle più frequenti. Sono provocate dal contatto con acidi e soluzioni alcaline diluite, fluidi lubrorefrigeranti, solventi, ma anche da lavori umidi prolungati. Le patologie di questo tipo si manifestano con arrossamento della pelle, gonfiore e desquamazione associati a senso di bruciore e/o prurito“;
- gli eczemi allergici da contatto (detti anche dermatiti allergiche da contatto) “…Nei punti in cui la pelle è arrossata e gonfia si formano minuscoli noduli e vescicole. Il prurito può essere molto forte“;
- l’ipersensibilità verso le proteine presenti in farine, carne, pesce, peli di animali, componenti di sostanze vegetali e prodotti batterici provoca, subito dopo il contatto, un’eruzione cutanea (orticaria da contatto) nei punti in cui la pelle è venuta a contatto con la sostanza. L’eruzione cutanea, seppur spesso di breve durata, è molto intensa e a volte può essere indotta anche da sostanze chimiche e dai medicinali;
- l’acne professionale è causata principalmente dal contatto con oli industriali; essa induce alterazioni cutanee di tipo infiammatorio agli annessi cutanei provocando comedoni e infezioni purulente. L’acne professionale si differenzia dall’acne volgare in quanto può interessare anche gli avambracci e le cosce”.
E’ bene specificare che le eruzioni cutanee di origine professionale con manifestazione acuta “possono guarire rapidamente, se la guarigione non sopraggiunge in tempi brevi o se l’eruzione si estende ad altre parti del corpo, bisogna assolutamente consultare il medico“.
Laddove si manifestino patologie cutanee, come quelle descritte, l’Azienda deve assolutamente intervenire e il Datore di Lavoro dovrà effettuare una specifica valutazione del rischio, individuare le cause e applicare le opportune misure tecniche, organizzative e individuali.
Si dovrebbe procedere, ove possibile, con l’ottica di sostituzione nel tempo delle sostanze pericolose. Difatti, l’eliminazione dal luogo di lavoro della sostanza pericolosa per la pelle risolverebbe la problematica; numerosi sono stati i casi in cui, grazie all’evoluzione dei prodotti immessi sul mercato, si è riusciti a eliminare il rischio alla fonte.
Il documento ne cita alcuni esempi: “gli eczemi provocati dalla trementina, che in passato rappresentavano una causa frequente di malattia professionale, vengono evitati usando dei prodotti sostitutivi. È stato anche utile evitare certi indurenti per le resine epossidiche, i perborati come prodotti di miglioramento della farina e il gliceril-monotioglicolato contenuto nei liquidi per permanenti“.
Tuttavia alcune sostanze irritanti non possono essere sostituite da altre meno dannose e in questo caso “per manipolare queste sostanze senza correre pericoli bisogna adottare particolari misure tecniche, come apparecchiature o sistemi a ciclo chiuso oppure un sistema di ventilazione artificiale“. Inoltre, in questi casi, sono necessarie anche misure organizzative generali per i Lavoratori esposti al rischio, come una specifica formazione in relazione alle sostanze e prodotti utilizzati, le relative modalità di manipolazione, sui pericoli derivati, sulle procedure da applicare per un corretto utilizzo e per la protezione e cura della pelle.
Nell’eventualità in cui il rischio dovesse continuare a ripresentarsi malgrado le misure tecniche e organizzative adottate, oppure se non fosse possibile escludere il contatto con sostanze pericolose per la pelle, “bisogna ricorrere a misure individuali“. Ne riportiamo di seguito alcune segnalate da Suva.
I Dispositivi di Protezione Individuale, che saranno inevitabilmente indumenti a protezione del corpo, selezionati per tipologia e materiale solo a seguito di una ponderata valutazione, “devono proteggere il corpo dagli agenti esterni. Ad esempio da intemperie, sporcizia, sostanze dannose e riassorbibili dalla cute (che possono penetrare facilmente nella pelle), aggressioni meccaniche, ecc“. Inoltre il documento segnala che “solitamente, i materiali più idonei sono quelli leggeri in fibra sintetica o in cotone. Il cuoio presenta il vantaggio di ridare all’esterno l’umidità, ma anche lo svantaggio di assorbirla. Gli indumenti in materiale sintetico o in gomma sono idrorepellenti, ma possono anche provocare una forte traspirazione“.
In ogni caso, come e in che misura proteggere la pelle, dipende dal tipo di lavoro svolto:
- determinati lavori richiedono l’uso di tute di protezione impermeabili. Queste proteggono il corpo dal collo ai piedi; a seconda del materiale, non possono essere indossate per tempi lunghi perché provocano un ristagno di calore. Le tute di protezione realizzate con tessuti traspiranti risolvono questo problema;
- per proteggere la pelle del volto è bene utilizzare uno schermo o visiera (ad es. schermo da saldatore), oppure un casco con visiera (contro gli spruzzi di vernice);
- i grembiuli impediscono che gli indumenti possano sporcarsi, impregnarsi di sostanze pericolose o essere perforati. I grembiuli devono essere leggeri e in materiale lavabile. Proteggono solo la parte anteriore del corpo e devono arrivare fino al disotto del ginocchio;
- per proteggere le braccia sono indicati i proteggi-braccia, che si estendono dal polso fin sotto le ascelle. I proteggibraccia vengono indossati sopra la manichetta dei guanti. Le aperture presenti nella parte superiore devono favorire la circolazione dell’aria”.
Segnaliamo che i più comuni DPI, i guanti di protezione, in molti casi sono sufficienti a protezione delle mani e degli avambracci per evitare reazioni cutanee, ma anche qui bisogna indirizzare la scelta degli stessi in base al lavoro da svolgere e porre generali attenzioni:
- per i lavori a secco si possono usare guanti in tessuto o in cuoio. Attenzione: i guanti in cuoio conciati al cromo possono causare allergie;
- chi lavora in ambienti umidi e a contatto con sostanze chimiche aggressive deve proteggersi con guanti in gomma o in materiale sintetico. Lo svantaggio è che questi guanti riducono la sensibilità tattile quando si manipolano pezzi od oggetti molto piccoli. Se si lavora con sostanze lubrificanti, c’è il rischio che la presa degli oggetti sia resa più difficile.
In conclusione, riteniamo utile riportare alcuni consigli dal Testo di Suva su come indossare correttamente i guanti di protezione:
- la traspirazione rende poco confortevoli i guanti di protezione impermeabili. Per questo motivo i guanti devono essere indossati solo per brevi periodi e se si viene a contatto con agenti chimici aggressivi (…) La pelle è meno esposta all’umidità se sotto i guanti di protezione si indossano dei guanti sottili in cotone. Certi tipi di creme riducono la macerazione della pelle. È importante istruire correttamente i lavoratori sull’uso dei guanti impermeabili;
- i guanti di protezione sono destinati all’uso personale e pertanto non devo no essere utilizzati da più persone. La superficie interna del guanto deve essere pulita e bisogna prestare particolare attenzione a eventuali danni, soprattutto quando si maneggiano oggetti appuntiti o acuminati. Solo se i guanti sono perfettamente integri possono assolvere la loro funzione di protezione;
- spetta alla direzione dell’azienda controllare periodicamente che i guanti di protezione vengano utilizzati correttamente. Bisogna verificare se i guanti sono sufficientemente resistenti alle aggressioni chimico-fisiche associate al tipo di lavoro che si sta svolgendo. Molti fornitori di guanti possono fornire a tale proposito indicazioni più precise.
Si porta all’attenzione della presenza di una lista di controllo del Suva, dal titolo “Lista di controllo: Protezione della pelle sul posto di lavoro” in supporto alle Aziende che vogliono verificare e migliorare l’attenzione verso la protezione della pelle.
N.B.: I riferimenti legislativi contenuti nei documenti di Suva riguardano la realtà svizzera, ma possono essere comunque interpretati come suggerimenti utili per tutti i Lavoratori.
SAMA Srl consulenti in sicurezza sul lavoro spera che la lettura sia stata per voi interessante e di piacevole lettura.
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